È buono? Che poi equivale a chiedere: dorme? Come se la bontà dei nostri figli passasse attraverso il dormire ed il lasciarci dormire, tutta la notte!
È, sicuramente vero, però, che la difficoltà ad addormentarsi ed i ripetuti risvegli notturni di alcuni bambini, mettono a dura prova la resistenza delle loro mamme e dei loro papà. Sono molti i genitori che si trovano a sperimentare la fatica del gestire “un bimbo che non dorme”, insieme a tutti gli altri impegni che, quotidianamente, devono essere affrontati: il lavoro, la casa, l’accudimento ed il sostegno di eventuali altri figli.
Il momento delle “nanne” può diventare, per alcune coppie genitoriali, un problema difficile d’affrontare autonomamente , a tal punto da spingerle a chiedere un aiuto esperto. Lo Psicologo può aiutare i genitori a comprendere i possibili significati delle difficoltà di addormentamento e dei risvegli ripetuti e/o precocidei propri figli, così come, può facilitare la riflessione sulle modalità di gestione del riposo del bambino, più funzionali allo stesso ed alla specificità del sistema familiare cui appartiene.
All’inizio della vita il sonno, occupa gran parte del tempo del bambino e segue l’appagamento dei bisogni primari: alimentari, di cura personale e gli stimoli del corpo.
Con il procedere dello sviluppo psicofisico, il bambino inizia a vivere più a lungo in uno stato di veglia, durante il quale si apre alla relazione con il mondo esterno ed, in particolare, ad un’interazione affettiva sempre più specifica ed intensa con i suoi genitori, per cui l’andare a dormire diventa per lui una sorta di : “interruzione del rapporto con mamma e papà”.
Il sonno, in questa chiave, rappresenta per il piccolo: la prima esperienza di separazione ed interruzione dei legami e degli affetti e, quindi,un momento che, in quanto tale, non è facile da affrontare da solo ma che deve essere accompagnato e sostenuto in modo adeguato dalla coppia genitoriale. Il bambino, per permettersi di regredire nello stato di sonno, necessita di una solida certezza dei propri legami affettivi, che gli consenta di affrontare “il momento delle nanne” senza ansie e timori di abbandono. Alla base delle ansie che possono accompagnare l’addormentamento c’è, infatti, a volte, la paura di non trovare al risveglio i propri genitori, di perderli per abbandono ed anche il timore di perdere il controllo su di loro. E’ chiaro, dunque, quanto sia importante il ruolo rivestito dall’ambiente familiare, nella gestione dell’area di passaggio dalla veglia al sonno.
La fase di passaggio dalla veglia al sonno, non deve esser pensata in maniera riduttiva, nei termini di “cosa” e “come fare” affinché il bambino prenda sonno, ma anche e soprattutto, come: un “processo” che implica l’integrarsi e l’incontrasi di aspetti fisiologici, psicologici ed affettivi. L’addormentamento è un intreccio inestricabile tra legami affettivi ed atteggiamenti educativi, un processo importante, caratterizzato da una separazione relazionale, che in quanto tale va affrontata ed ha le sue conseguenze sul riuscire a dormire del bambino.
A sua volta, diviene chiaramente, fondamentale, anche, il modo in cui mamma e papà vivono il momento dell’addormentamento dei propri figli, poiché fortemente incidente sulla qualità del sonno di quest’ultimi. È importante, ad esempio,se l’addormentamento viene vissuto dai genitori, come: una preparazione ad una interruzione del legame o, invece, come una continuazione dello stare insieme, ma in maniera diversa. Il piccolo deve essere accompagnato al sonno e non semplicemente messo a dormire! La presenza affidabile sia della mamma che del papà , la loro “condivisione affettiva” permette al bambino di richiamare alla memoria il loro sostegno che, in questo modo, persiste anche durante la loro assenza. La fase dell’addormentamento, può costituire di fatto la fase in cui convergono la maggior parte dei disturbi del sonno.
Difficoltà di addormentamento e mantenimento del sonno, che fare? L’importanza della presenza contenitiva della coppia genitoriale e dei rituali di pre-addormentamento
Come sottolinea Montecchi, Neuropsichiatra infantile e Analista Junghiano, le difficoltà di addormentamento e nel mantenimento del sonno, neibambini, durante la prima infanzia, sono molto frequenti e non sempre, è opportuno, connotarli in senso patologico, come dei disturbi clinicamente rilevanti.
Insonnia, difficoltà di addormentamento, risvegli ripetuti e/o precoci, possono descrivere fisiologici segnali del processo di maturazione mentale e dell’immaginazione creativa del bambino, come anche, comportamenti legati a stati ansiosi che caratterizzano il modificarsi ed intensificarsi delle dinamiche relazionali ed affettive con il mondo esterno ed in particolare con mamma e papà. Un sonno agitato, inoltre, può anche essere, semplicemente, dovuto all’eccitamento, non ancora ben elaborato, scaturito dalle attività e nuove conquiste del giorno appena vissuto.
L’insonnia è un disturbo non infrequente nei bambini, e mette in luce possibili difficoltà di tipo relazionale con i genitori, difficoltà che tendono a regredire nel momento in cui vengono significate e comprese, anche in un contesto esperto. È possibile distinguere vari tipi d’insonnia : quella agitata, in cui il bambino può agitarsi o dondolarsi o avere comportamenti aggressivi, quella calma in cui il piccolo , assolutamente quieto, è fermo nel letto in silenzio con gli occhi aperti, e , in fine, quella cosiddetta giocosa in cui, il bambino, nel momento dell’andare a dormire, inizia a “fare il buffone” per mascherare uno stato d’ansia affettiva che lo porta a cercare di recuperare il rapporto con i genitori che, probabilmente, percepisce come assenti durante il giorno.
La difficoltà nell’addormentamento, come già accennato può essere legata all’ansia di separazione, di distacco dalle figure genitoriali , alla mancanza di fiducia circa la continuità anche durante il sonno, del loro affetto; questaforma di ansia può essere affrontata e superata dal bambino, anche attraverso la messa in atto di veri e propri rituali di pre-addormentamento da condividere con mamma e papà.
I risvegli precoci, dal canto loro, sono spesso legati ad un modo di adeguarsi allo stile di vita dei genitori o allo svegliarsi prima di questi per : ansia, bisogno di controllo e conferma che ci sono ancora! E possono avere come conseguenza, la scelta rassicurante per il bambino , di andarsi ad infilare nel lettone di mamma e papà.
Nell’affrontare insieme ai propri figli queste difficoltà del sonno non clinicamente rilevanti, è bene che le mamme non siano sole ma vengano affiancate e sostenute dai papà. È preferibile ed utile che l’assistenza notturna venga fatta anche dalla figura maschile al letto del bambino: in modo tale che questi non faccia esperienza solo di un materno che accoglie e consola, o è esasperato ed espulsivo, ma anche di un paterno in grado di rassicurarlo, difenderlo, accompagnarlo verso il nuovo ed il non conosciuto. La presenza di entrambe i genitori nell’affrontare e condividere le difficoltà che possono caratterizzare il passaggio dalla veglia al sonno ed il mantenimento dello stesso può essere predittiva di una solidità emotiva nei figli e, di riflesso, nella famiglia. Come sottolinea la psicoterapeuta infantile Dilys Dawes, il modo in cui mamma e papà accompagnano il momento dell’addormentamento può non soltanto incidere sulla lunghezza e la qualità del sonno del loro bambino, ma di fatto può costituire, per l’individuo uno tra i ricordi più forti e determinanti dell’infanzia; la Dawes sottolinea, inoltre, l’importanza dell’aspetto emotivo e della situazione che viene a crearsi, in questa delicata fase, in quanto possono essere un precedente per la negoziazione che può influenzare le successive transazioni tra genitori e figlio, fino addirittura all’adolescenza.
Costituendo l’addormentamento, un’esperienza interna molto intensa per il bambino , è fondamentale che i genitori ne accolgano e contengano le manifestazioni emotive con atteggiamento flessibile ed assolutamente non rigido , così come allo stesso tempo è importante che siano in grado di porre un confine e dare una regolarità alle abitudini rispetto al sonno, poiché ciò permetterà al bambino di sentirsi contenuto e di dare continuità alle sue esperienze diurne e notturne. La coppia genitoriale può accompagnare ed agevolare l’addormentamento del piccolo di casa, sostenendo dei rituali per lui rassicuranti come la richiesta: di bacetti ripetuti, del bicchiere d’acqua, del racconto di favole da leggere più volte, e o di portare con sé nel lettino giocattoli e oggetti che possano tenere stretti durante il passaggio al sonno . Abitudini queste che se vengono pazientemente rispettate dai genitori, posso aiutare il bambino a superare il momento di passaggio dalla veglia al sonno e a mamma e papà ad affrontare tale fase con maggiore serenità.
La notte per i bambini ha una durata infinita e ci vuole molto tempo prima che apprendano ad associare all’addormentamento il successivo risveglio, ma se opportunamente accompagnati e rassicurati, circa la possibilità di addormentarsi senza che questa interruzione venga vissuta come un momento di vuoto affettivo e relazionale, l’acquisizione dei ritmi circadiani viene facilitata. Al fine di comprendere i possibili cambiamenti nelle abitudini di addormentamento e mantenimento del sonno da parte del proprio bambino è bene soffermarsi a riflettere circa i possibili elementi di disturbo: una nuova esperienza, un evento inatteso, il passaggio ad una nuova fase di sviluppo. Tuttavia, quando le difficoltà manifestate dal bambino nell'addormentamento e nel mantenimento del sonno, divengono permanenti e pervasive, al punto tale da incidere in maniera significativa, sul sereno svolgersi della sua vita quotidiana e di quella dell’intero sistema familiare, diviene opportuna una consulenza psicologica che consenta di chiarire cosa sta accadendo e quali possono essere i passi da compiere per ristabilire un nuovo e più funzionale equilibrio, per il piccolo e per la sua famiglia.
Dott.ssa Lorella Carotti
Psicologa e Psicoterapeuta a Rieti
Psicologa e Psicoterapeuta
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Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Lazio col n. 16612